Un vallo di 800 metri ai piedi del Brione ?

01.06.2015 12:48

UN VALLO DI 800 METRI AI PIEDI DEL BRIONE ?

 

Non c’è pace per il Brione. Dopo l’ipotizzato tunnel-scorciatoia previsto dal Documento preliminare del PTC (Piano Territoriale di Comunità), nonostante gli asseriti buoni propositi di salvaguardia gli attacchi continuano.

Ora è la volta di un vallo tomo (cioè uno scavo di diversi metri di profondità con annesso muraglione di non si sa quanti metri di altezza) lungo quasi un chilometro, previsto dallo studio per la messa in sicurezza commissionato dal Comune di Arco dopo la frana del 9 marzo 2014, tra la Ca’ Rossa e la Cantinota.

Per dare un’idea di cosa sia un vallo tomo si allega qualche foto di simili manufatti, e si noterà immediatamente il notevole impatto visivo di una simile opera.

Vale la pena fare alcune considerazioni preliminari sul tema. Innanzitutto la cosiddetta “messa in sicurezza” di una montagna non può mai essere considerata assoluta, il “rischio zero” non esiste ed infatti tutti gli studi geologici parlano di “mitigazione del rischio”, mai di annullamento. Inoltre va considerato, sempre, il rapporto rischi-beneficio, che nel caso in esame sembra essere assolutamente sproporzionato, in particolare in un momento come questo di cosiddette “vacche magre”. Il costo previsto dell’opera è infatti all’incirca di 3,5 milioni, che sicuramente, come sempre accade, lieviteranno in corso d’opera, più gli espropri. Parlare, pertanto, di circa 5 milioni di Euro, non è affatto campato in aria. Naturalmente, un simile costo potrebbe anche essere ragionevole se si trattasse di salvare un centro abitato con migliaia di abitanti, e magari un centro storico di pregevole valore storico-artistico, ma sembra assolutamente spropositato se si pensa che si tratta di “salvare” poche case di nessun pregio storico, visto che tutte datano da pochi anni, per di più abitate soltanto pochi mesi all’anno, visto che si tratta per quasi tutte di seconde case o residence turistici. Semmai c’è da chiedersi da chi e perché sono stati rilasciati i permessi di costruire in una zona di risaputo rischio geologico, e dove i nostri avi, senza alcun Servizio geologico alle spalle, mai si sarebbero sognati di edificare. Infatti, il buon senso ci dice che l’unica misura seria per eliminare pressochè totalmente i rischi di una possibile frana è rendere quella zona totalmente inedificabile. E, in ogni caso, con 5 milioni di Euro le poche case presenti potrebbero semplicemente essere ricostruite altrove.

Si consideri infine che la zona interessata dai lavori, a ovest della strada del Linfano e fino alla parete rocciosa del Brione, anche se non ricompresa nella zona del biotopo, fa parte integrante, dal punto di vista geografico e naturalistico, del monte Brione stesso, ed è sostanzialmente ancora intatta e non intaccata da rilevanti interventi umani. Nella scheda descrittiva del Biotopo n. 59 del Monte Brione, che è Riserva naturale provinciale, si dice esplicitamente che “benchè tutto il rilievo sia pregiatissimo sotto l'aspetto naturalistico e per ciò degno di protezione, solo la parte sommitale è sottoposta al vincolo di tutela, e questo per una complessa sommatoria di fattori, non ultimi quelli di carattere sociale”. E questa area è così pregiata che è stata inserita nel “Parco fluviale del Sarca”, che scorre a poche centinaia di metri, ed è “ambito di integrazione ecologica proposto dalla rete delle riserve, in fase di istituzione” (v. cartografia delle aree protette del PTC).

Alla luce di quanto esposto, gli “Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro” esprimono la loro forte preoccupazione circa il reale pericolo che l’ipotizzata opera si configuri come l’ennesimo sfregio ambientale e paesaggistico in una zona bellissima e delicatissima come l’Alto Garda, e che la sua realizzazione non sia nemmeno giustificata in termini di rapporto tra rischi e benefici.

 

Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro

Il Presidente

Paolo Barbagli

 

Riva, 1.6.2015