Finalisti del Premio "Nemico della Terra 2019"

05.10.2019 01:00

I FINALISTI DEL PREMIO NEMICO DELLA TERRA 2019 (IX EDIZIONE)

Lo scopo del poco ambito Premio Nemico della Terra, istituito nel 2006, è soprattutto quello di segnalare situazioni critiche e di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi ambientali altrimenti poco conosciuti. Quest’anno gli “Amici della Terra e dell’Alto Garda”, dopo un lungo iter di discussioni e votazioni, comunicano di avere scelto, tra persone, enti, Associazioni, progetti e manufatti che nel 2018 si sono distinti nella manomissione e distruzione dell’ambiente alto gardesano, 6 finalisti, tra i quali sarà scelto il vincitore.

Le discussioni, come nel caso del Premio gemello “Amico della Terra”, sono sempre state pubbliche e aperte a tutti, così come le segnalazioni, che sono pervenute da soci, simpatizzanti e anche da semplici cittadini, mentre le votazioni sono state, come sempre, segrete e riservate ai soci degli “Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro”. Si ricorda, per evitare strumentalizzazioni e polemiche di tipo politico e partitico, che gli “Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro” sono svincolati da qualsiasi associazione e/o organizzazione politica, il che naturalmente non esclude l’appartenenza ed anche una eventuale militanza politico-partitica a titolo personale dei singoli soci.

Si ricordano i vincitori del Premio: nel 2006 Vito Oliari Sindaco di Tiarno di Sopra, nel 2007 l’Amministrazione Comunale di Riva, nel 2008 Gianmarco Marocchi sindaco di Tenno, nel 2009 la “Patrimonio del Trentino S.p.a.”, nel 2010  la Commissione Comprensoriale per la tutela paesaggistico-ambientale del C9, nel 2011 il Parcheggio “Monte Oro” a Riva, nel 2012 Mauro Ottobre, nel 2013 Nerio Giovanazzi; nel 2017 (ex aequo) la Centrale a biomassa di Tiarno di Sopra, la Giunta della Comunità Alto Garda e Ledro, il Progetto della gelateria di Punta Lido a Riva, il Progetto di Villa S. Pietro ad Arco, la ristrutturazione dell’Hotel Bellariva a Riva.

 

I finalisti 2019

 

Autostrada Valdastico Nord

I motivi per essere contrari a questa Autostrada sono così numerosi (spesso storicamente datati ma ancora in gran parte validi, visto che da oltre mezzo secolo se ne argomenta), che risulta perfino imbarazzante ripeterli per l’ennesima volta, con l’unica aggiunta riguardante l’Alto Garda, fortemente interessato, e negativamente, dall’ultima ipotesi di sbocco a Marco: un vero e proprio invito per una via alternativa a nord per il bresciano, passando proprio per l’Alto Garda. Un traffico, quasi tutto pesante, del tutto indesiderato e che si aggiungerebbe a quello turistico innestando una miscela potenzialmente esplosiva.

Ed ecco, in estrema sintesi, i perchè del nostro deciso no non solo allo sbocco a Marco, ma all’ipotesi autostradale in toto.

Innanzitutto i costi, che saranno sicuramente superiori, per le enormi e sottostimate difficoltà costruttive (viadotti e gallerie in zone geologicamente instabili), a quelli preventivati.

Poi ci sono i costi ambientali, i danni al paesaggio, in zone in gran parte incontaminate e ad alta biodiversità, e i danni idrogeologici in montagne geologicamente instabili e ricche di sorgenti, difficilmente giustificabili con i pochi benefici dell’opera, principalmente il tempo risparmiato rispetto all’Autobrennero e una diminuzione di traffico sulla Valsugana di appena il 10%, e forse nemmeno quello con uno sbocco così a sud come quello di Marco.

Un cenno, infine, alle possibili alternative in grado di assorbire senza particolari problemi ogni futuro incremento di mobilità leggera e pesante di attraversamento da nord a sud del Trentino: in primo luogo il potenziamento delle linee ferroviarie esistenti, sia la linea del Brennero che la Valsugana, e una nuova politica tariffaria per il traffico su gomma e ferroviario, che attualmente penalizza quest’ultimo.

 

Hub Alto Garda al Cretaccio

Il Piano Stralcio della Mobilità (PSM) dell’Alto Garda, in via di approvazione dalla Comunità Alto Garda e Ledro, prevede 3 nodi, definiti hub, intermodali, uno alla Baltera di Riva, uno a Caneve di Arco, e uno al Cretaccio di Arco. I primi due sono già presenti, mentre l’ultimo, nella zona del Cretaccio, secondo il PSM (pag. 53) “dove è prevista la collocazione della stazione dei treni, riveste un ruolo fondamentale nel sistema della mobilità dei passeggeri e del trasporto merci.” “La realizzazione del principale hub dell’Alto Garda in corrispondenza dell’area produttiva industriale di Arco occupa approssimativamente un’area inferiore a 4 (quattro) ettari.” (PSM pag. 54)

In quanto al tipo di terreno che questo hub andrebbe ad occupare, si ammette (pag. 6 della Valutazione ambientale del PSM) che “in parte è collocato in area agricola di pregio”, che (pag. 13 della Valutazione ambientale del PSM) “la realizzazione di parte dell’hub intermodale previsto in zona Cretaccio per ospitare la stazione ferroviaria e le funzioni intermodali previste dal progetto … intacca il patrimonio agricolo”, e che (pag. 29 della valutazione ambientale del PSM) “viene erosa un’area agricola di pregio, e questo aspetto va considerato in sé come critico dal punto di vista ambientale.”

Anche se si comprende e si concorda con il motivo principale della previsione di tale hub, ovvero il cercare di tenere il più possibile il traffico su rotaia e su gomma lontano dai principali centri abitati, risulta difficile pensare, a meno di divieti che appaiono ad oggi improponibili, che il traffico su gomma proveniente dall’asta dell’Adige si attesti ai parcheggi dell’hub, per poi raggiungere con altri mezzi i vari punti destinazione, e viceversa. In quanto al traffico su rotaia, 4 ettari per costruire una piccola stazione e relativo parcheggio di attestamento paiono decisamente eccessivi, anche alla luce di analoghi esempi all’estero. Senza contare che, se venisse accettata la proposta degli Amici della Terra di una linea ferroviaria mediante tram-treno, ovvero la possibilità (senza rotture di carico) di giungere direttamente nei luoghi di destinazione con un treno che nei centri abitati diventi un tram, sparirebbe la necessità di una stazione ferroviaria centrale.

In conclusione, vi è il rischio concreto che la realizzazione di tale hub, oltre a consumare diversi ettari di preziosissimo terreno agricolo, diventi l’ennesima cattedrale nel deserto in eredità ai nostri figli.

 

Raccolta differenziata dell’Alto Garda

Nonostante da almeno 10 anni gli ambientalisti altogardesani invochino una radicale riforma della raccolta differenziata della zona, chiedendo in particolare l'omogeneità della stessa su tutto il territorio della Comunità di Valle con il passaggio dal sistema di raccolta stradale a quello porta a porta, nulla o quasi si è mosso in tale senso. Un piano, elaborato dalla precedente Giunta Valandro (2010-14), prevedeva una raccolta mista (porta a porta nelle periferie e raccolta stradale nei centri), ma non è mai partito ed è sempre stato, di anno in anno, rimandato. Ripreso e modificato (in peggio, con meno porta a porta e più raccolta stradale, su richiesta di alcuni Comuni come p. es. Ledro) dall’attuale Giunta Malfer, in carica dal 2015, la sua attuazione sembra sempre prossima, ma a tutt’oggi è ancora in gran parte (sono state realizzate solo alcune delle campane interrate previste) al palo. Nel frattempo, la raccolta differenziata, che almeno durante la Giunta Valandro era lentamente migliorata (dal 54,8 del 2010 al 61,2 del 2014), durante la attuale Giunta Malfer è praticamente ferma (dal 61,2 del 2014 al 62,8 del 2018), e la Comunità dell’Alto Garda risulta la peggiore del Trentino, rimanendo molto distante dalla migliore - la val di Fiemme - che con il porta a porta raggiunge l'86%. Nonché dal Comune di Trento, all’80,6 % nel 2018 con il sistema porta a porta.

E' opportuno ricordare, infine, quanto dichiarato alla stampa da Malfer il 12 settembre 2018: «Se entro la prossima estate non partirà il servizio del porta a porta almeno sulla dorsale Drena-Dro-Arco significherà che avrò sbagliato qualcosa». L’estate è passata e quel servizio non è partito.

 

Giunta Provinciale di Trento

Nel complesso rapporto che intercorre da sempre, nella storia della specie umana su questa Terra, tra sviluppo economico ed ambiente, sarebbe auspicabile un approccio culturale equilibrato, non antitetico ma interdipendente. Purtroppo, dobbiamo constatare che la nuova Giunta Provinciale di Trento considera l’economia una variabile indipendente e prioritaria, a tutto discapito delle conseguenze ambientali. Gli esempi non mancano e ci vengono giornalmente proposti dagli organi di informazione, a cominciare dall'annosa vicenda della Valdastico, un’autostrada inutile e dannosa. Inutile perché non risolverebbe certamente alcun problema viabilistico del Trentino, in particolare della Valsugana (tutti gli studi dicono che toglierebbe solo un 10 % del traffico da questa arteria), e dannosa perché sarebbe un attacco sconsiderato, arrogante  e violento al paesaggio e al territorio trentino, in spregio della sua conformazione geologica, della qualità della vita per i cittadini dei paesi che ne verrebbero toccati, dei rischi per le sorgenti che potrebbero venire intaccate, del potenziamento di una mobilità ancora una volta su gomma, di sperpero immane di denaro pubblico che potrebbe essere investito nel trasporto su rotaia. Inoltre, le ultime ipotesi di sbocco a sud, nella zona di Marco, avrebbero sicuramente riflessi negativi nella zona dell’Alto Garda.

Non va poi dimenticata l’ipotesi di modificare la cosiddetta “legge Gilmozzi”, (che per la prima volta ha tentato di porre un freno al proliferare delle seconde case), con l’intento di lasciare via libera ad un fenomeno che ha già deturpato in modo pressoché irreversibile il paesaggio in tante parti del Trentino.

E che dire della soppressione del Comitato faunistico, all’interno del quale anche le Associazioni ambientaliste avevano, sia pure in posizione nettamente minoritaria, la possibilità di farsi sentire? E della gestione dell’orso, su cui si prendono decisioni non in armonia con il Governo nazionale, con continui “strappi” istituzionali e una conflittualità che ormai sta superando i limiti fisiologici ?

 

 

Segherie della Val di Ledro

 

E' indiscutibile che la lavorazione del legname costituisca, per la Val di Ledro, un'attività storicamente ed economicamente importante, e del tutto consona, almeno per il passato, a quel contesto ambientale. Qui ricordiamo le principali imprese oggi presenti: Legnami Bracchi, 2R Legnami, Legnami Ribaga a Tiarno di Sopra, Legnami Bracchi e Ampola Legnami al lago d’Ampola, Tecnopal a Tiarno di Sotto, Casolla Legno, Legnami Cigalotti e Imballaggi Concei a Lenzumo, Segheria Ledrense a Pieve.

Una presenza che, però, ha inevitabilmente anche un impatto ambientale su tutta la valle, maggiormente avvertito quando le imprese sono prossime ai centri abitati.  Senza puntare il dito su una o alcune di esse in particolare, con questa designazione gli Amici della Terra intendono segnalare che deve essere posta una maggiore attenzione, sia da parte dell’Amministrazione Comunale che delle singole gestioni imprenditoriali, agli aspetti ambientali. In un contesto insediativo e turistico sempre più ramificato e fittamente popolato, gli effetti negativi di questa attività produttiva sono diventati via via più pesanti. Gli aspetti ambientali da tenere in considerazione sono soprattutto il rumore prodotto, spesso presente anche durante le ore notturne, l’inquinamento dell’aria, con attenzione particolare alle polveri sottili e agli odori, l’uso di prodotti vernicianti, l’utilizzo dell’acqua (approvvigionamento e gestione dell’acqua reflua), i consumi energetici, sia di combustibili che di energia elettrica, la copertura e la contaminazione dei terreni, la gestione dei rifiuti. Per finire, il crescente traffico - da e per la valle - di TIR che trasportano il legname, dato che il 98 % del legno da lavorare non è di provenienza locale.

 

Gli Amici della Terra, in considerazione dell’alto impatto ambientale di tale attività produttiva, si fanno inoltre promotori della richiesta che l’Amministrazione comunale di Ledro non conceda altri spazi per nuovi insediamenti o ampliamenti di quelli esistenti, e che limiti le fasce orarie di passaggio in valle dei mezzi pesanti adibiti al trasporto del legname.

 

Nuovo Supermercato MD a Riva

Premettiamo che il commento che segue non è un parere tecnico, ma soltanto il sentimento di cittadini, come sono gli appartenenti agli “Amici della Terra”, che assistono inermi al continuo e apparentemente inarrestabile avanzare del cemento sui terreni dell’Alto Garda. Emblematico appare il caso del nuovo Supermercato MD al Rione di Riva, sorto quasi dal nulla su un terreno occupato fino a poco tempo fa da un prato abbandonato da tempo immemorabile e da una graziosa villetta anch’essa in rovina. Risultato: ora quello spazio è interamente occupato, fino all’ultimo metro, da un cubo di cemento adibito a supermercato. Dall’Amministrazione Comunale fanno sapere che i necessari permessi erano un atto dovuto, e che le cubature erano previste dal vigente Piano Regolatore Generale (PRG). E perché poi un nuovo supermercato, del quale non si avvertiva l’esigenza, vista la presenza in zona, a pochi metri, di altri due ? Ma non ci avevano detto che il Piano stralcio di Comunità relativo al Commercio non prevedeva nuovi importanti insediamenti commerciali a Riva ?

Da queste sommarie considerazioni, a nostro parere, discende una sola conclusione: sarebbe tempo di rimettere mano a un nuovo PRG o, forse meglio, a una Variante dello stesso che preveda una consistente riduzione dei volumi previsti e il ripristino di terreni a destinazione agricola, ove non ancora edificati.

 

 

 

Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro

Il Presidente

Paolo Barbagli

 

Riva, 4.10.2019